L’importanza del gioco
I bambini fin dalla nascita provano un’attrazione istintiva per il gioco.
Per i bambini il gioco è possibile in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento.
Il gioco per gli adulti significa tempo libero mentre per i bambini è un lavoro vero e proprio; con un po’ di ironia potremmo dire che a differenza degli adulti i bambini amano il loro lavoro e raramente desiderano un giorno libero!
Gli esperti descrivono il gioco come un luogo magico ed immaginario, dove i bambini esprimono veramente se stessi.
Il gioco è divertente, ricco di significati, complesso:
- non deve essere un tempo illimitato, suggeriamo una durata che varia tra i 15 minuti e le 2 ore, l’importante è che durante il tempo dedicato l’adulto non sia distratto da altro (es. cellulare, preparazione della cena, stanchezza, altri figli che richiedono attenzione),
- dovrebbe essere un appuntamento puntuale, inserito tra i vari impegni settimanali.
Elencheremo alcune indicazioni per strutturare del tempo dedicato con il proprio figlio, da modificare in base alla fase di sviluppo del bambino.
Sappiamo che non sarà sempre semplice, l’invito è quello di non demordere anche se questo tempo è estremamente difficile; siamo sicuri che vostro figlio percepirà la vostra presenza e il vostro supporto.
Dedicare del tempo al gioco permette, inoltre, di dare una cornice strutturata all'attività più libera e creativa in cui ci si immerge. Stare accanto al bambino in questo spazio temporale permetterà anche di accompagnarlo nella differenziazione tra il mondo fantastico interno e la realtà esterna.
Lasciarsi guidare dai bambini.
Durante il tempo dedicato è importante seguire i desideri dei bambini e fare in modo che i giochi e le attività svolte siano quelle proposte da loro.
Dobbiamo evitare di proporre noi giochi o inserire regole, ma seguire quanto più la loro fantasia.
Tutto questo perché il gioco può diventare una forma di ascolto attiva, in cui il bambino ha modo di raccontare la sua vita.
Se continuamente lo interrompiamo con le nostre proposte difficilmente riuscirà ad esprimersi.
Pensiamo a quando noi adulti sentiamo la necessità di raccontare qualcosa a qualcuno, ma veniamo continuamente interrotti oppure il nostro interlocutore cambia spesso argomento, ci sentiamo frustrati e incompresi; vale lo stesso con i nostri figli, quando ci inseriamo nel loro gioco con la pretesa di sapere come si dovrebbe fare.
Dire di sì e rivalutare le attività vietate (pericolose? noiose? o scomode?)
Come abbiamo detto durante il tempo dedicato sarà il bambino a proporre dei giochi e, anche se facciamo difficoltà, proviamo a mostrarci entusiasti, anche se quel gioco ci appare noioso o stupido (ad esempio fare un puzzle o vestire le barbie).
Ciò non vuol dire mentire ai propri figli ma, come abbiamo detto prima, lasciare uno spazio per loro, per poterli far esprimere liberamente.
Sicuramente l’entusiasmo del nostro bambino ci ricompenserà dello sforzo fatto! Se contassimo tutte le volte in cui durante la giornata neghiamo loro qualcosa, il numero dei “No!” probabilmente sarà molto alto.
Dobbiamo riflettere sulle nostre risposte: a volte neghiamo ai bambini la possibilità di fare qualche attività non perché sia realmente pericolosa ma perché non ne abbiamo voglia o la troviamo noiosa.
Per queste speciali sessioni di gioco proviamo a fare un’eccezione!
Stare attenti: lasciare che i bambini conducano il gioco non vuol dire permettere una totale anarchia.
Sicuramente ci potrebbero essere delle proposte pericolose da parte dei bambini, ma impariamo a distinguere le nostre ansie dai pericoli reali.
Si potrebbe accettare la proposta fatta dal bambino proponendo di farla in maggior sicurezza, o per un numero limitato di volte.
Bisogna ricordare come i bambini dimostrano di avere buon senso quando li lasciamo esprimere e non li interrompiamo.
I bambini potrebbero “approfittarne” per fare delle richieste che solitamente non sono ammesse dai genitori (es. mangiare merendine o giocare alla guerra).
Non c’è una risposta univoca a queste richieste, sarà il genitore a scegliere cosa accettare e cosa no.
Consigliamo di valutare caso per caso, senza rispondere preventivamente con un “No!”
Prendersi del tempo dopo
Sicuramente il tempo dedicato non è un’attività semplice, ci saranno volte in cui non abbiamo nessuna voglia di giocare perché troppo indaffarati, stanchi o annoiati; è importante sforzarsi, un pò come quando siamo giù di tono e non vogliamo fare nulla ma poi, se ci sforziamo di uscire o ci ci dedichiamo a qualche hobby, ci sentiamo meglio.
Dopo una sessione di gioco in cui siamo stati guidati dai bambini possiamo sentirci esausti; è importante condividere con altri i propri sentimenti, che siano essi i nostri partner, familiari o altri genitori.
Probabilmente dopo una sessione di tempo dedicato possiamo sentirci incompetenti, annoiati, frustrati.
Bisogna tenere a mente che questi sentimenti hanno a che fare con i nostri vissuti e non riversarli nella relazione con i bambini.
Il gioco condiviso con i figli può aumentare l'autostima di genitori e bambini e fortificare il legame tra loro.
Unica prerogativa indispensabile è divertirsi insieme!
Dott.ssa Cristina Nobili
Psicologa Psicoterapeuta
Roma e online
Via Monte Cervialto, 82a
3409754192
info@psico-benessere.it
www.psico-benessere.it
Bibliografia
- Camaioni L., Di Blasio P. (2002), Psicologia dello sviluppo, Il Mulino.
- Cohen L. J. (2016), Gioca con me. L’ Educazione giocosa, un nuovo, entusiasmante modo di essere genitori, Giangiacomo Feltrinelli Editore.
- Wyckoff J., Unell B. C. (2014), Dal no al sì senza urla e minacce, Terza Ristampa, Red Edizioni.
|