Hikikomori è un termine giapponese che indica una situazione in cui una persona, spesso di giovane età, senza alcuna forma di psicosi, si ritira dentro la propria camera per sei mesi o più e non partecipa alla vita della società, abbandonando scuola, lavoro e relazioni sociali.
Questo fenomeno è stato osservato in Giappone a partire dagli anni ‘80 per poi diffondersi in altri paesi: Cina, Francia, Corea, Taiwan, Inghilterra ed anche Italia, dove si stimano circa 100 mila casi.
I soggetti colpiti sono soprattutto maschi, tra i 14 e i 30 anni; solitamente l’esordio avviene in adolescenza ma sono stati riscontrati casi in cui la situazione si cronicizza e il disagio arriva a perdurare negli anni.
Non esiste una definizione univoca di questo fenomeno.
Molti studiosi la definiscono una sindrome culturale (cultural bound syndrome secondo il DSM IV-TR) legata al contesto giapponese ma negli ultimi anni, con il suo diffondersi anche in Occidente, si è iniziato a considerarla come una condizione dinamica graduale in cui vi è una spinta verso l’isolamento fisico, continua nel tempo, come risposta alle pressioni di realizzazione sociale che derivano dall’esterno.
I sintomi principali riscontrati sono:
- il ritiro sociale, per cui, nei casi più gravi, i soggetti colpiti non escono dalla stanza per mesi o anni e si nutrono grazie al cibo lasciatogli dai familiari fuori dalla stanza,
- fobia scolare e ritiro scolastico,
- apatia, umore depresso,
- alterazione del ritmo sonno-veglia.
In alcuni casi è stato riscontrato anche:
- antropofobia,
- automisofobia,
- agorafobia,
- manie di persecuzione,
- sintomi ossessivi-compulsivi,
- comportamento regressivo,
- letargia,
- pensieri di morte e tentato suicidio,
- comportamento violento verso la famiglia.
Bisogna sottolineare come gli hikikomori siano soggetti diversi da quelli con dipendenza da internet o da videogiochi, e spesso vi è confusione al riguardo.
Per gli hikikomori l’uso della rete è successivo al ritiro sociale e al disagio percepito, utilizzano internet per avere un contatto con l’esterno ma non sviluppano dipendenza tecnologica.
Sono state ipotizzate varie cause alla base di tale fenomeno.
Si riscontrano difficoltà a livello caratteriale, per cui questi ragazzi sono spesso molto sensibili e inibiti socialmente, hanno difficoltà ad instaurare relazioni e a far fronte a situazioni emotivamente stressanti.
Dalla letteratura emergono problemi legati al sistema familiare e spesso si è osservato un ipercoinvolgimento tra madre e figlio e una lontananza della figura paterna.
Vi sono poi difficoltà legate al contesto scolastico correlate sia alla pressione per il rendimento sia a possibili episodi di bullismo subiti.
Questi soggetti infine sviluppano una visione negativa della società, per cui tentando di allontanarsi dalle pressioni di realizzazione che sentono dall’esterno.
Attualmente non vi è un trattamento univoco per i soggetti hikikomori; sicuramente appare necessario un sostegno psicologico e psicoterapeutico, al fine ridurre la sofferenza sia dei soggetti hikikomori sia dei loro familiari, che a loro volta possono percepirsi soli e stigmatizzati.
In questi casi l’approccio psicoterapeutico sistemico relazionale appare efficace ed importante poiché si concentra sulle difficoltà esperite da tutto il sistema familiare per poi supportare tutti i membri verso la comprensione del problema ed una riattivazione della comunicazione intra ed extra familiare.
Dott.ssa Cristina Nobili
Psicologa Psicoterapeuta
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Bibliografia
- Crepaldi M. (2019), Hikikomori. I giovani che non escono di casa, Alpes Editore, Roma.
- Ricci C. (2009), Hikikomori. Narrazioni da una porta chiusa, Aracne Editrice, Roma.
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