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Studio di Psicologia e Psicoterapia
 
La Famiglia Prolungata
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La permanenza dei figli in famiglia spesso continua anche dopo che questi hanno raggiunto un’indipendenza economica; questo fenomeno accade di frequente nel nostro Paese.

La “Famiglia Prolungata” la si ritrova anche in altri paesi mediterranei, a differenza del modello nordeuropeo (ad esempio Regno Unito, Francia e Germania) in cui ci si attende una reciproca separazione, che può anche essere non definitiva.

Nella nostra cultura convivere con i genitori, anche dopo i 30 anni, non rappresenta uno stigma sociale, anzi.

Anche se questa tendenza sta in parte cambiando, il giovane esce di casa quando ha una ragione socialmente valida, come, ad esempio, quando si sposa o solo dopo aver raggiunto una posizione professionale adeguata.

Chiaramente le ragioni che portano i giovani a permanere con le famiglie di origine sono molteplici, basti pensare al difficile ingresso nel mondo del lavoro, ma molti dati confermano che ciò accade anche quando i giovani potrebbero mantenersi da soli.

Bisogna riflettere sul fatto che il modello della famiglia prolungata offre sia ai genitori che ai figli adulti dei vantaggi reciproci.

La madre e il padre possono sentirsi ancora attivi, dispensare cure, allontanando il senso di solitudine e di tristezza che a volte si presenta con l’avanzare dell’età. I figli possono continuare a ricevere supporto sia dal punto di vista pratico ed economico che emotivo.

In questa situazione i giovani adulti hanno la possibilità di esplorare il mondo adulto, sia dal punto di vista lavorativo che affettivo, con la sicurezza di avere “un piano b”: la possibilità di restare nel proprio nucleo, non dovendosi assumere impegni nell’immediato e mantenendo aperte varie possibilità.

Allo stesso tempo i genitori continuano a dispensare cure ma in maniera più diluita rispetto a quando i figli erano piccoli, spesso traendo piacere nel relazionarsi con un altro adulto che in qualche modo “li fa sentire ancora giovani”.

Il rischio è che la non definizione dei figli prosegua per anni e l’ingresso nella vita adulta sia parziale o, nei casi più gravi, non avvenga.

In altri casi, al contrario, l’uscita di casa del figlio può essere vissuta come un tradimento che porta al deterioramento della relazione genitore-figlio.

La “famiglia prolungata” in alcuni casi può rappresentare una vera e propria difficoltà di svincolo del giovane adulto dalla famiglia di origine e questa impossibilità può generare in lui o nei suoi familiari una sofferenza che può esprimersi attraverso una sintomatologia psicosomatica, con ansia o con un inspiegabile senso di tristezza e solitudine.

Per superare queste difficoltà è importante che i genitori sostengano l’individuazione dei figli, riconoscendoli non solo come un prolungamento del proprio sé ma anche e soprattutto come individui autonomi, in grado di dar vita a nuovi progetti in ambito familiare e sociale.

Dall’altra parte è necessario che i figli si impegnino, assumendosi i rischi che conseguono dall’emancipazione affettiva e pratica, ma continuando chiaramente a mantenere un senso di appartenenza.

A livello metaforico possiamo pensare ad un filo che lega queste generazioni, che si allunga sempre di più senza spezzarsi e non ad una matassa ingarbugliata e piena di nodi o tagliata di netto.

Dott.ssa Cristina Nobili
Psicologa Psicoterapeuta

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Bibliografia

  • Gambini P. (2007). Psicologia della Famiglia. La prospettiva sistemico-relazionale, Franco Angeli.

  • Salzberger-Wittenberg I. (2015). Sulla fine e sull’inizio, Astrolabio.


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